Dall’allattamento al cucchiaino: alimentazione infantile e autonomia

L’alimentazione non consiste solo nella semplice nutrizione ma è una attività densa di aspetti emotivi, cognitivi e relazionali che andranno a costituire la base dei primi rapporti del bambino.
Il momento del pasto è a tutti gli effetti un momento educativo che può favorire od ostacolare lo sviluppo affettivo, cognitivo e sociale dei bambini.
Proprio per queste ragioni si tratta di un momento che va pensato perché il bambino possa sperimentare la propria autonomia e la propria capacità di soddisfare i suoi bisogni, ma anche perché possa scoprire l’importanza della convivialità.
Come sapere quando il bambino è pronto allo svezzamento e quindi può affrontare il cambio di alimentazione e di pratiche ad essa connesse?
Generalmente per sapere se il bambino è pronto allo svezzamento è consigliabile tenere in considerazione i seguenti elementi:
– La capacità del bambino di stare seduto in posizione eretta;
– La sua curiosità verso il cibo;
– La salivazione;
– Estrusione della lingua;
– La dentizione (anche se in realtà quest’ultima non è una condizione fondamentale: il bambino infatti può iniziare a masticare anche attraverso le sole gengive, magari frutta a scagliette).
Tendenzialmente, comunque, lo svezzamento inizia intorno ai 6 mesi di vita.

Lo svezzamento è un momento di transizione, una delle prime svolte dopo la nascita, e non implica solo un mutamento nelle abitudini alimentari, ma anche un cambiamento profondo delle pratiche connesse al momento dell’alimentazione. E’ fondamentale quindi comportarsi in modo che esso non rappresenti un momento di frustrazione ma al contrario un momento importante di crescita.
Il cambiamento maggiore consiste nel fatto che mentre il latte deve essere dato per mezzo di un vero attaccamento fisico alla madre ed il bambino deve stare fra le sue braccia in una situazione di grande intimità, il nuovo cibo viene presentato al bambino da una madre che ora si trova di fronte a lui. Il piccolo spazio fisico che il tavolino stabilisce tra il bambino e la madre diviene l’inizio di un distacco positivo che permette al bambino di avanzare sulla strada dell’autonomia e dell’indipendenza.
Per favorire fin dall’inizio lo sviluppo di buone abitudini alimentari e di un buon rapporto con il cibo è importante cercare di rendere questo momento così delicato ed importante un’attività spontanea, naturale, fonte di piacere.
Come gestire quindi questo momento?
Innanzitutto è bene che nel divezzamento il pasto possa essere fatto con calma, con l’adulto seduto di fronte al bambino. Il bambino va lasciato mangiare senza fretta. I cambiamenti richiedono tempo, ed è importante che questi si abitui gradualmente.
L’adulto deve fare in modo che il bambino si senta protagonista di ciò che sta avvenendo e quindi in pieno controllo del suo corpo.
Nell’arco di tutto il processo è poi importante dare grande considerazione all’utilizzo del tatto e del gusto.
L’alimentazione è un’esperienza polisensoriale: esso coinvolge la vista, l’olfatto, il tatto, il gusto..
Il periodo in cui di norma inizia lo svezzamento corrisponde alla fase orale, ovvero quella fase dello sviluppo in cui il bambino porta alla bocca tutto ciò che vede, perché questo è il suo modo per conoscere la realtà. Altro strumento di conoscenza del mondo sono le mani: attraverso il tatto il bambino conosce, coglie la densità, il calore e la consistenza degli oggetti.
Bocca e mani diventano quindi anche mezzi di conoscenza del cibo: il bambino sarà portato a portare il cibo alla bocca con le mani, pasticciandolo e sporcandosi. In questa fase quindi è perfettamente nella norma vedere manine nei piatti che afferrano ciò che vi trovano!
Assolutamente sconsigliato quindi impedire di “giocare” con il cibo: per il bambino non è un gioco, ma un momento di conoscenza, funzionale allo sviluppo di un buon rapporto col cibo e col proprio corpo.
Il bambino, quindi, ha il diritto, prima di mettere in bocca un nuovo cibo, di guardarlo, esaminarlo, giudicarlo e toccarlo come fa con tutte le altre cose.

Nel frattempo inoltre egli impara a conoscere lo strumento cucchiaino che la madre utilizza per nutrirlo e vorrà toccarlo con le sue mani. Un consiglio è quello di offrire anche al bambino un cucchiaino, di modo che egli possa toccarlo e maneggiarlo, imparando gradualmente a servirsene.
Generalmente è tra i 12 e i 15 mesi che il bambino impara a impugnare correttamente il cucchiaino, dopo una lunga e laboriosa sperimentazione. Favorire questi esperimenti gli consentirà di imparare gradualmente a raccogliere il cibo, portarlo alla bocca e depositarlo in essa.
Verso i 18 mesi il bambino mostrerà chiaramente la propria volontà di fare da sé, affermando la propria autonomia.
Alcuni consigli finali per gestire lo svezzamento e l’apprendimento dell’utilizzo autonomo delle posate
– L’ingrediente indispensabile è la pazienza: chiaramente si tratta di un processo lungo, che inevitabilmente porterà a dei piccoli inconvenienti (piatti e bicchieri rovesciati, vestitini sporchi…). Ciò spesso porta l’adulto a scegliere la “via più semplice”, sostituendosi al bambino a scapito della sua autonomia.
Armatevi quindi degli giusti strumenti (bavaglino e tovagliette di plastica, carta per terra…) e con il tempo il bambino capirà come comportarsi, soprattutto con l’esempio dei familiari.
– Scegliete posate e piatti adeguati al bambino, proporzionati: il cucchiaino in particolare dovrà avere un peso e un’impugnatura facili da afferrare e portare alla bocca.
– Tenete il bambino a tavola con voi: l’apprendimento si basa anche sull’imitazione. Il momento del pranzo/cena inoltre è anche un’occasione per stare tutti insieme e rinsaldare i legami.
– Mai inseguire il bambino per casa con il piatto in mano per ottenere che mangi fino all’ultimo boccone: si mangia a tavola e in serenità.
– Non sopperire alla “pigrizia” del bambino, ma favorire per quanto possibile la sua autonomia, anche se i tempi si allungano. Gli adulti si adegueranno ai tempi del bambino mentre lui imparerà ad adeguarsi a quelli della famiglia.
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