Lanciare, che passione! – Perché accade e cosa puoi fare al riguardo

Lanciare, che passione! – Perché accade e cosa puoi fare al riguardo

 

Grande è la felicità che accompagna le iniziali, importanti, conquiste del bambino.

Le prime parole, così come i primi passi, vengono festeggiati gioiosamente. Non altrettanto avviene, però, quando il bambino inizia a far cadere gli oggetti…

E se vi dicessi che, per quanto incredibile, anche questa è una scoperta, una condotta motivata e sensata?

Essa costituisce una importante tappa dello sviluppo, una fase che più o meno tutti i bambini attraversano e che, vi assicuro, se gestita correttamente ha una durata limitata nel tempo.

Ma partiamo dal principio.

 

Perché i bambini lanciano gli oggetti?

 

Questa condotta può iniziare a manifestarsi anche prima dell’anno d’età ed ha, essenzialmente, una ragione conoscitiva.

Esatto, avete capito bene: lasciando cadere gli oggetti il bambino cerca di comprendere la realtà.

È probabile che la prima volta ciò accada per caso. Supponiamo che il bambino sia seduto a tavola e, all’improvviso, l’oggetto con cui sta giocando cada a terra. Per toccare il pavimento l’oggetto impiegherà un certo tempo e nel farlo produrrà un certo suono. L’esperienza probabilmente affascinerà il bambino, che, nel tentativo di comprendere il funzionamento del meccanismo causa-effetto, sicuramente vorrà ripeterla!

Teniamo sempre a mente che la ripetizione è il mezzo con cui il bambino apprende. Per questa ragione è probabile che, da quella fatidica prima volta, il bambino inizierà a studiare il misterioso meccanismo della gravità e la fisica dei corpi.

Scoprirà così che alcuni oggetti producono rumore, mentre altri no; che alcuni oggetti rimbalzano, mentre altri rimangono a terra; verificherà persino che alcuni oggetti possono rompersi!

Per quanto possa risultare dura da credere, quindi, lasciar cadere oggetti non è una sfida che il bambino muove all’adulto.

Si tratta piuttosto di una condotta conoscitiva, attraverso la quale il bambino cerca, per così dire, di “prendere le misure”, verificare l’estensione del loro corpo nello spazio e sperimentare le distanze in relazione ad esso.

Tale abilità, inoltre, permette loro di rafforzare il concetto di permanenza dell’oggetto e di esercitare le proprie abilità motorie e la coordinazione oculo-manuale.

Insomma, non intestardiamoci a considerarlo un dispetto: si tratta a tutti gli effetti di una necessità per il loro sviluppo motorio e psicologico.

 

Ulteriori cause

 

Di frequente si registra un intensificarsi di tali condotte tra i 18 mesi e i 3 anni.

È opportuno segnalare che spesso, intorno a questa età, le sue ragioni possono essere più complesse e diversificate.

In questo caso, il suggerimento che mi sento di offrirvi è di trattenervi dal re-agire e sforzarvi di osservare la condotta del vostro bambino. Sarà questa a rivelarvi le ragioni di fondo all’azione.

Probabilmente scoprirete che il vostro bambino era in quel momento particolarmente stanco, frustrato o annoiato e che, non avendo ancora le capacità linguistiche per esprimere questo suo sentire, ha adottato questa modalità alternativa di comunicare con voi.

Questa consapevolezza sarà per voi un nuovo punto di partenza dal quale iniziare ad agire.

 

Alcuni consigli per attraversare questa fase

 

Riguardo agli esperimenti compiuti dai più piccoli, trovo esemplare l’episodio riportato da Maria Montessori in  Il bambino in famiglia:

 

Sembrava che la bambina avesse uno scopo nel far cadere il sonaglio e nel rivolerlo subito dopo […] la madre saggia si limitava a raccogliere pazientemente e restituire il sonaglio. Prendeva parte, così, all’attività della sua figliolina e capiva la grande importanza che aveva per lei il ripetersi di questo esercizio”.

 

Questo non significa, naturalmente, lasciare che il bambino getti ogni cosa a terra, mettendo in pericolo gli oggetti e se stesso. Il segreto sta nella prevenzione.

Invece di cercare inutilmente di impedire al nostro bambino di lanciare oggetti, concentratevi sul limitare ciò che può lanciare e dove.

Lasciate a sua disposizione solo materiali sicuri e offritegli delle attività che soddisfino questo suo bisogno di scoperta e di crescita. Oltre a palline di vario materiale e grandezza è possibile, ad esempio, cucire piccoli sacchetti di stoffa riempiti di legumi secchi.

E quando il bambino getta qualcosa di inappropriato?

Centrale sarà la vostra risposta: niente sorrisi né, all’opposto, rimproveri. Sarà sufficiente fermare la condotta ribadendo in modo serio ma senza rabbia: “No, il libro si legge, non si getta.” 

Se la condotta dovesse reiterarsi, meglio togliere l’oggetto: “Così si rompe e non potremmo più utilizzarlo. Adesso lo metto via“.

Se il momento lo consente sarà possibile proporre al bambino l’alternativa lecita: “Vedo che vuoi tanto lanciare. Vuoi fare questa bella attività?

È molto probabile che questo processo debba essere ripetuto molte volte prima che la regola si radichi nel bambino, ma niente paura: i risultati arriveranno.

Altrettanto importante sarà la coerenza dimostrata dagli adulti di riferimento. Un limite giusto deve essere rispettato da ogni membro della famiglia per essere interiorizzato.

 

E con i bambini più grandi?

 

Come detto, il lancio degli oggetti può essere una condotta adottata dai bambini più grandi quale forma di comunicazione.

La via più efficace, in questi casi, consiste nell’aiutare il bambino a dare voce al proprio sentire.

Se, ad esempio, nel bel mezzo di una attività il bambino improvvisamente getta via il materiale, è possibile che ciò sia dovuto alla frustrazione di non riuscire a svolgere il compito.

In questo caso un possibile intervento consiste nell’avvicinarsi e con calma dirgli: “Mi sembri frustrato… La torre non sta dritta? Puoi dirmi ‘Aiuto’ se hai bisogno di me” e, volendo, aggiungere: “Non roviniamo i cubi. Magari mettiamoli via per un po’“.

Così facendo lo aiutiamo a prendere consapevolezza del suo stato d’animo e della sua condotta, responsabilizzandolo rispetto ad essi ed aiutandolo a dargli voce.

 

Nininoes.com

 

In conclusione

Per quanto apparentemente semplice, è perfettamente normale che tali condotte mettano alla prova l’adulto.

Il mio intento qui è però quello di dirigere la vostra attenzione sul modo in cui leggiamo questi comportamenti.

Sfide, dispetti, capricci… Molti sono i modi in cui vengono tradizionalmente definiti.

Essi sono invece, molto più semplicemente, forme di comunicazione, tanto dei propri bisogni di crescita quanto delle proprie difficoltà.

Sta a noi adulti comprenderlo e aiutare i più piccoli ad adottare condotte più consone ed efficaci.

 

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