La mente del bambino, mente assorbente

 

La parte più importante della vita è quella che corrisponde […] al primo periodo, che si estende dalla nascita ai sei anni

 

mente

 

La mente del bambino tra i 0 e i 6 anni è molto diversa da quella dell’adulto.

Montessori la definisce una mente assorbente, in quanto possiede lo straordinario potere di assorbire in maniera inconscia gli elementi presenti nell’ambiente di vita del bambino. Essa consente a quest’ultimo di “incarnare”, cioè di assimilare, le impressioni dell’ambiente (modalità di comportamento, norme e lingue), e tutto ciò avviene senza che il bambino vi partecipi col suo sforzo, ma solo “vivendo”, cioè attraverso le sue esperienze.

Egli lo fa senza averne coscienza, senza averne volontà: impara, ma non perché abbia coscientemente deciso “voglio imparare”. Il bambino riesce a fissare le impressioni che riceve dall’ambiente nella sua psiche proprio come avviene per una pellicola fotografica a contatto con la luce.

La prima infanzia quindi è considerata da Montessori una vera e propria età dell’oro, il periodo della creazione delle basi del carattere, dell’intelletto e della personalità.

Il bambino dunque non è qualcosa di predefinito o di preformato, ma si costruisce da sé. Ciò che assorbe viene fissato per sempre nella sua personalità e lo influenza per tutta la vita (gli studi di Sigmund Freud hanno dimostrato infatti che gli avvenimenti della prima infanzia condizionano tutta la successiva esistenza).

Il fatto che la mente infantile abbia la capacità di assorbire attraverso il proprio vissuto le impressioni che egli riceve dall’ambiente non significa però che il bambino sia un essere passivo. Egli assimila non tanto ciò che viene passivamente incontrato, quanto ciò con cui si relaziona attivamente attraverso la propria attività spontanea. La mente assorbente è infatti “creatrice” il che significa che il bambino è un soggetto psichicamente attivo, che interagisce con il proprio ambiente circostante e che attraverso l’esperienza e la vita stessa raggiunge anche gli apprendimenti più complessi (come il linguaggio) e realizza se stesso.

La mente assorbente consente il realizzarsi di un fenomeno che Montessori, con una bellissima espressione, definisce “chimica mentale[2]: è come se tra ambiente e bambino si venisse a creare una reazione chimica, che fa in modo che le impressioni del primo si incarnino nella mente del secondo, la formino e la trasformino, al punto che egli finisce per assomigliare a ciò che lo circonda: “I bambini diventano come la cosa che amano[3].

Ed è per questo che il bambino, mentre conosce il mondo, crea se stesso, crea la sua carne mentale, gli strumenti cognitivi e comunicativi che lo renderanno un adulto consapevole.

Quella del bambino è quindi una mente privilegiata, diversa da quella dell’adulto. Non le appartiene il pensiero logico, la razionalità, la memoria cosciente. E’ una mente inconscia, non razionale, assimilatrice e onnivora, in quanto essendo ancora incapace di selezionare gli elementi intorno a sé si impregna di tutto ciò che il suo ambiente le comunica.

Questo non significa che la mente del bambino sia inferiore rispetto a quella dell’adulto (come spesso si è portati a credere): essa è semplicemente diversa. Anzi, per certi versi essa può essere considerata migliore. Montessori fa diversi esempi circa come la vita potrebbe essere assai più semplice per l’adulto se questi potesse apprendere semplicemente vivendo, in maniera leggera ed entusiasta come un bambino, piuttosto che attraverso lo sforzo e un notevole impegno.

 

 

Nell’adulto infatti l’apprendimento avviene attraverso un atto di volontà cosciente e richiede attenzione, applicazione e sacrificio. L’adulto è quindi guidato dal pensiero logico-razionale mentre per il bambino l’apprendimento è una creazione naturale. Egli impara vivendo, sperimentando il mondo, nella sua mente non esiste separazione tra contenitore e contenuto, cosa che invece avviene negli adulti.

L’adulto non è ancora capace di comprendere tout court che il bambino sin dalla nascita porta con sé delle sue potenzialità, dei suoi poteri psichici. E’ invece importante che egli ne sia pienamente consapevole e che sfrutti tale consapevolezza per sostenere il bambino.

Questo straordinario potere (confermato anche dalle moderne neuroscienze) non è infatti eterno: presente dalla nascita, vede il suo culmine intorno ai tre anni, per poi gradualmente scemare fino ai sei anni, quando il bambino accede al pensiero logico e razionale, e a quel punto “ogni nuova acquisizione di sapere ci è causa di duro lavoro e di fatica[4].

Nella coscienza collettiva manca invece tuttora la consapevolezza della vera importanza della prima infanzia. Manca il ricordo di quella fase della vita in cui avevamo la capacità  di imparare senza bisogno di maestre, senza doverci mettere a studiare e andare a scuola, quando apprendevamo semplicemente vivendo. Una fase che oggi ci sembra irreale, una bella fiaba, ma che invece nei nostri primi anni di vita ha rappresentato il modo in cui abbiamo creato noi stessi, grazie alla meravigliosa ed irripetibile forza creativa della mente assorbente.

Essa è un vero e proprio dono dell’umanità nonché prova della necessità di un’educazione fin dalla nascita. L’approccio educativo indicato da Maria Montessori e suggerito dal bambino stesso a chi sa accoglierlo e restare in ascolto dovrà esser dunque volto ad “aiutare la mente nei suoi diversi processi di sviluppo, secondarne le varie energie e rafforzarne le diverse facoltà[5].

 

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[1] MONTESSORI M., La mente del bambino, Milano, Garzanti, 1999, pag. 22.

[2] MONTESSORI M., La mente del bambino, Milano, Garzanti, 1999, pag. 25.

[3] MONTESSORI M., La mente del bambino, Milano, Garzanti, 1999, pag. 105.

[4] MONTESSORI M., La mente del bambino, Milano, Garzanti, 1999, pag. 26.

[5] MONTESSORI M., La mente del bambino, Milano, Garzanti, 1999, pag. 29.

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